Bosnia 2008 - Guzzi Club Il Triangolo delle Aquile

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Guzzi Club                 
Il Triangolo delle Aquile    
 Lucca - Versilia - Garfagnana    
 
MOTOCOLONNA DELLA SOLIDARIETA'
25 - 31 Agosto 2008


Nato come Guzzi Club Lucca, e successivamente denominato "Il Triangolo delle Aquile", il nostro motoclub raccoglie gli appassionati del marchio Guzzi di Lucca, della Versilia e della Garfagnana.
Associato al Moto Guzzi World Club, ha presentato il progetto della Motocolonna della Solidarietà in occasione del meeting di Cesenatico, svoltosi nello scorso mese di Aprile, e da quella data tutti i soci si sono impegnati per organizzare il viaggio e soprattutto per raccogliere fondi e materiali da portare ai bambini delle scuole di alcuni paesi vicini a Srebrenica, la cittadina bosniaca teatro di una terribile strage nel corso della guerra che ha sconvolto i Balcani dal '93 al '97.
Ottenuto il patrocinio del Comune di Lucca e raccolta una gran quantità di materiale, siamo quindi partiti il 25 Agosto con destinazione Sarajevo, via Ancona e Spalato. Il parco mezzi, sette moto e un furgone, per un totale di undici persone, era costituito da una Norge, tre California (tra cui una Vintage), una Breva 1100 e una 750, una Nevada, ed infine un Daily telonato messo a disposizione dal C.A.V. di Pieve Fosciana.
All'interno del furgone erano stipati più di cinquanta scatoloni, contenenti computer e materiale didattico (penne, matite, quaderni, risme di carta, ecc.), destinati alle scuole dei villaggi di Glogovo, Burnice, Bljcevo e Konjevic Polje, individuate dalla Fondazione Ikre di Sarajevo, con la quale avevamo preso i necessari contatti.
Nonostante siano passati più di dieci anni, l'area intorno a Srebrenica vive ancora una situazione di estremo disagio e povertà, tanto che, per fare un esempio, il paese di Konjevic Polje, che prima della guerra contava 5800 abitanti, ora ne ha più o meno 3800, ma di questi solo 17 hanno un lavoro stabile; gli altri vivono degli aiuti che arrivano da fuori e di quel poco che riescono a ricavare dalla terra (non senza qualche rischio, visto che fonti ufficiali asseriscono che vi sono ancore tre milioni di mine sparse sul territorio).
Non è possibile descrivere l'atmosfera nè le emozioni che abbiamo provato, dalla tristezza di una miseria dignitosa dei bambini e delle loro madri al nostro imbarazzo di benefattori venuti da lontano, dal sorriso di un bambino che posava per una foto seduto sulla Norge a quella parola che ci veniva ripetuta a bassa voce, 'Hvala', che in bosniaco significa semplicemente 'grazie'.
Fatti altri trenta chilometri, abbiamo raggiunto il capoluogo della regione, ossia le triste Srebrenica, dove i serbi raccolsero all'interno di una fabbrica più di ottomila persone e, dopo aver stuprato molte di esse, donne, uomini e bambini, li uccisero tutti, e buttarono i corpi in una fossa comune. Più tardi li riesumarono e li fecero a pezzi, distribuendo le spoglie in diverse fosse abbastanza lontane l'una dall'altra, per impedire l'identificazione dei corpi. Al momento ne sono stati recuperati più di tremila, ma si sta ancora scavando e facendo le analisi sul DNA delle ossa per ricomporre i corpi. L'elenco di tutti i morti è inciso nel marmo che circonda ad anfiteatro il luogo di preghiera: abbiamo potuto leggere i nomi di bambini di otto anni, uccisi insieme ai loro genitori.
Quando siamo giunti al sacrario che ricorda i caduti di quella guerra fratricida, era in corso una cerimonia alla presenza del presidente bosniaco: centinaia di persone in preghiera rendevano omaggio a quei caduti in un clima di intensa commozione. I più coraggiosi di noi hanno visitato anche la fabbrica, dove le macchie di sangue rimaste sui muri testimoniano ancora la strage compiuta.
Lasciato quel luogo con un groppo allo stomaco, siamo arrivati nel centro di Srebrenica, dove le case sono tappezzate di buchi sulle facciate e soprattutto intorno alle finestre, frutto dei colpi dei cecchini, e dove dei 37 mila abitanti d'una volta soltanto 15 mila sono ritornati dopo la guerra.
Con queste immagini di morte ancora negli occhi e col cuore dibattuto tra l'orrore di quanto visto e la gioia di aver contribuito ad aiutare questi sfortunati, siamo ripartiti alla volta di Sarajevo, e da lì, il giorno successivo, verso l'Italia.
Non eravamo riusciti a consegnare tutto il materiale portato in Bosnia, perchè parte di esso era stato bloccato in dogana e le pratiche burocratiche richiedevano tempi lunghi; ma appena giunti a casa abbiamo saputo che la Fondazione Ikre era riuscita a sbloccare il tutto e a consegnare ogni cosa ai bambini e alle scuole.
Con un viaggio di circa 1.800 chilometri, tra l'andata e il ritorno, l'obiettivo umanitario è stato dunque raggiunto in pieno, nonostante le molte difficoltà incontrate.
Desideriamo qui ringraziare i Club, gli enti, le scuole e le aziende che hanno contribuito alla raccolta dei materiali:
- Guzzi Club di La Spezia
- Non Solo Moto
- Aquile Etrusche
- Maremma Aquila
- Scuola Media "Leonardo da Vinci" - Lucca
- Scuola Media "Carlo Del Prete" - Lucca
- Comunità Montana della Garfagnana

- Cooperativa "Terra Uomini Ambiente" - Castelnuovo Garfagnana

- Linea Contabile - Lucca
- Centro stampa "Seri.Val.ma"
- Le Cose per Te di Terreni snc
- Karte - Lucca
- Lucarotti - Lucca
- Punto Ufficio - Castelnuovo Garfagnana
- Masquenada - Castelnuovo Garfagnana
Ad essi si sono aggiunti molti privati cittadini e gli stessi soci del Triangolo delle Aquile, che hanno viaggiato interamente a proprie spese.


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